Come tutte le mode anche quella del calcio femminile è giunta delle nostre parti. E, si sa, le mode variano ma non sono "spontanee": esse sono pilotate. Tutte le mode. Nei modi che sappiamo.
Ora, la frase di Belloli e quell'altra di Collovati - queste le più "famose"- dimostrano non tanto una intolleranza o, per usare le frasi più "di moda" (appunto), oppure un "sessismo" oppure ancora la "discriminazione" o il sempreverde "razzismo".
OSTILITA? MA DOVE?
Personalmente non vedo nessuna avversione al calcio femminile. Anzi.
Ed anzi vi è - da almeno un decennio, ma anche di più- una notevole spinta all'incremento della pratica del gioco del calcio alle donne. Fin dai settori giovanili. Dove vige la moda/business delle cosiddette "scuole calcio", ma questo è un altro discorso.
Dalla FIGC vi è un forte e deciso impulso. Idem a livello Fifa, UEFA e Cio. La stampa non ne parliamo nemmeno (nazionale e locale). Persino l'album di figurine ha la Serie A del calcio in rosa.
Ed inoltre: nessun ostracismo (anzi!) da parte delle istituzioni.
QUALCHE INIZIALE CONSIDERAZIONE
Con tutto questo vento a favore (che, credetemi: è molto più forte delle quattro cose che ho scritto qui) il calcio femminile non è mai decollato. Né a livello di popolarità, né a livello di seguito (inteso come pubblico sugli spalti, persone che seguono le partite) sebbene la maggior parte delle partite siano ad ingresso libero, gratuito. Solo nella "massima serie" qualche Società sta provando a mettere un biglietto.
Quindi, riepilogando: interesse zero.
E per ora ci fermiamo qui: i ceo dell'informazione dicono che gli articoli lunghi non vanno bene. Per cui ne riparleremo prossimamente: restate sintonizzati e, magari, come "compiti a casa", guardatevi una partita di calcio femminile. A presto.