Forse a qualcuno non piacerà quanto sto per dire ma, pazienza, io sono libero di pensare dire e scrivere quel che voglio (che poi io sia responsabile di tali parole è una cosa talmente ovvia che non c'è neppure necessità di ribadirlo). Come tutti gli altri tifosi sto "soffrendo". E per noi tifosi brindisini la sofferenza, negli ultimi anni, è stata una costante. E non solo per i risultati sul campo: quello fa parte del gioco del calcio e di ogni sport. Siamo periodicamente incerti non su una vittoria o un pareggio o un gol, ma sulla esistenza di una squadra! Inutile fare una rassegna a ritroso: tutti -piu o meno tutti- abbiamo una memoria. E se la facciamo funzionare rievochiamo nitide le vicende. Ora pare che qualcosa si stia risolvendo. Il giubilo della tifoseria è stato quasi commovente. Fin troppo, in alcuni casi. Meno male che i più saggi riconducono tutti gli altri ad un entusiasmo si, ma con con prudenza e senza bruciare le tappe. Si, pare che si intravede la luce in fondo al tunnel. Ma siamo ancora dentro la galleria: c'è ancora strada da fare. Però -ed è comprensibilissimo- c'è chi gioisce per il pericolo scampato, pensa al prossimo campionato, una bella curva festosa, colorata e finalmente numerosa. C'è chi, facendo notevoli sacrifici, intende fare l'abbonamento per dimostrare l'amore a quella maglia. E per molti brindisini "sborsare" duecento, trecento euro sono un sacrificio. E poi c'è chi pensa ad avere cifre ben più alte. Ed evoca, persino pubblicamente, il rispetto dei contratti. Già. Come se non lo sapessimo. E come se non sapessimo che esiste un fondo creato appositamente dalla Lega per tali questioni. E che nessuno perderà una lira. Ma, come si dice a Brindisi, l'angulizia è forte. C'è chi sbatte per poter comprare il pane ed il latte ai figli, o dare venti euro al figlio giovanotto che deve uscire la sera e c'è chi pensa a cifre ben più alte. Nessuno si è fatto ancora vivo, si dice. Mamma mia, ma è amore alla maglia, al brindisi o a cosa? E' chiaro, lo ripetiamo per l'ennesima volta, che i patti specie quelli scritti devono essere rispettati, ci mancherebbe altro. Ed ognuno ha il diritto di far valere i propri diritti, scusandomi per il gioco di parole. Ma, santo Cielo, un pò di pazienza. Ne abbiam avuta tanta, tutti. Chi più chi meno. C'è chi è già lontano, fisicamente e col pensiero, lontano anni luce da brindisi e dal brindisi. E quella maglia con la V che noi "amiamo" è solo un ricordo lontano. E se lo ricordano è solo come quando uno si ricorda "ah mestra, quiddu ddai m'ava dari ancora quiddi cinquanta euri cà nci pristau!". Ecco. Pecunia non olet, già dicevano millenni fà. E l'uomo non cambia, sempre quello è. Con le sue grandezze, le sue virtù ed i suoi difetti. Fra cui l'attacamento smodato alla roba, come diceva Verga. Sia chiaro: nessuno sta condannando nessuno. Sono esigenze leggittime. Ma quanto stonano certe parole, certe rivendicazioni -giuste, lo ripetiamo ancora- certe lamentele. Quanto stonano, soprattutto ora, in cui centinaia di ragazzi, magari ancora alle prese con gli ultimi giorni di scuola o con gli esami, stanno pensando al BRINDISI, a quella maglia con la V. Centinaia di anziani, magari con gli acciacchi ed i problemi dell'età, seguono le vicende del brindisi, leggono i giornali, fanno i calcoli per vedere se con la pensione riescono a fare l'abbonamento. Disoccupati che si ingegnano come trovare quei duecento euro per farsi l'abbonamento in curva e quelli pensano ai fatti loro, al loro tornaconto. L'altra sera, in trasmissione, Caianiello ha ricordato quelle oltre dieci partite senza un gol senza un tiro in porta. E coi ragazzi della curva che cantavano sotto la pioggia. Noi amiamo il Brindisi. Noi siamo i tifosi: forse non saremo i primi tifosi, non abbiamo tali pretese. Ma siamo appassionati. E la domenica pomeriggio non abbiamo altro pensiero.