Chi legge comprenderà poco. Non per incapacità o deficienza sua quanto perché lo scritto è necessariamente “criptico”. Attenzione! Ho detto “criptico” ma non “ambiguo”. Il ragionamento ha una sua linearità, eccome. Chi ha pazienza (e voglia e tempo) comprenderà. Sennò pazienza, questo blog non cerca lettori scodinzolanti.
Anzi questo spazio web, nasce proprio perché nel DNA di taluni non esiste il compromesso con la stortura, piccola o grande che sia.
![]() |
(questo stupendo scatto non è mio ma faccio mio quell' OLTRE LA CATEGORIA. Più passano gli anni e più mi accorgo di essere un grande appassionato del Brindisi, appunto oltre la categoria) |
Che poi, la stortura –che sia piccola o che sia grande- sempre stortura è. Ma soprattutto una “piccola” stortura è rivelatrice del modus operandi. E pertanto, novanta volte su cento, rivela il comportamento ambiguo e scorretto in contesti più ampi.
Ma è come la DROGA: la droga fa male. Solo certa mentalità libertaria (spesso pure libertina) favoleggia su ipotetiche distinzioni fra droghe cosiddette leggere e droghe pesanti. E’ un messaggio assai perverso che in Italia ha diffuso soprattutto il Partito Radicale. Ma poi il “verbo” di Pannella e di Bonino è diventato di massa o quasi. Ed ecco che due suoi “discepoli” (uno diretto ed uno indiretto) pontificano uno in tv ed uno alla radio.
Se ci siete ancora: complimenti. Dimostrate una cosa molto importante e che purtroppo latita fra gli esseri umani. Si chiama ASCOLTO.
Ho superato abbondantemente il mezzo secolo di vita e, purtroppo, ho vissuto mille storture. E le vivrò finché campo: l’uomo – noi uomini- nasciamo con una natura corrotta. Corrotta e ferita. Altro che la stolta idea dell’uomo che nasce buono ed è la società a corromperlo. Eppure tale credenza, piano piano (“calunniate, calunniate: qualche cosa resterà”) ha preso piede.
Assodato che l’uomo è “ferito” e che spesso tale ferita imputridisce anziché guarire (anche qui: debbo necessariamente essere criptico. Chi vuole capirà) poiché non si operano decise scelte per provare a guarire da quella ferita, ecco che i comportamenti sono la più parte non corretti, poco lineari, illegali, criminali, diabolici.
E’ una scala. Ma una volta intrapresa, dopi il primo gradino, viene il secondo, poi il terzo eccetera. E diventa sempre più difficile ritornare sui propri passi. In una parola: l’uomo SCEGLIE di non convertirsi. Neppure ci prova. Se il pensiero lo sfiora (e talora succede quando va ad un funerale ed è “costretto” a riflettere) subito dopo lo allontana decisamente, come si fa con una mosca od una fastidiosa zanzara.
Vedete, queste parole sono nate in seguito ad una questione di natura sportiva (e volutamente non entro nel dettaglio), una questione locale e, tutto sommato, circoscritta.
Eppure sarà la nevrosi oppure la esperienza di vita unita ad un briciolo di rettitudine che, per Grazia di Dio, ancora conservo oppure sarà che, senza saperlo, sono “profondo” fatto sta che la questione spicciola, in se piccola e persino misera, mi ha fatto ampliare il discorso.
La premessa – che poi sarebbe tutto quello che ho scritto finora- sarebbe dovuta servire ad introdurre il fatterello. E quindi descriverne dinamiche e peculiarità, unite a FATTI. Fatti, non ipotesi.
Ma poi mi sono detto: già questa indignazione mi ha portato a perdere la calma, forse mi ha portato a “scandalizzare” una persona giovane (ma io spero che vada oltre il tono e, magari tra dieci anni, comprenda che è il profondo e genuino desiderio di giustizia, di perfezione e in definitiva il DESIDERIO DI AUTENTICO BENE che mi ha portato ad animarmi forse un po’ troppo) ora dovrei pure mettere in piazza questa piccola grande stortura?
Certo che no.
E pazienza se sembro “misterioso”, e pazienza se tra coloro che leggono – anche “colleghi” che operano, regolarmente retribuiti, nel campo della INFORMAZIONE- scatterà la ennesima risatina: “Sapi ccè ccappatu!”.
Un amico una volta mi “rimproverò” del fatto che, in una circostanza, secondo lui io mi misi a nudo in modo esagerato. Forse lo feci, forse sbagliai, oppure forse no. Di certo ben ricordo quella ammonizione, quella correzione fraterna. La ricordo sempre.
Del pari ricordo pure chi, più di recente, mi ha rimproverato l’uso di espressioni dialettali. Anche qui: nessuna rabbia o altro. Ho fatto tesoro di quel rimprovero. Si chiama umiltà. E normalmente chi è umile non lo dice, ma qui facciamo una eccezione!
In definitiva: le storture esistono, nel micro e nel macro. E, come ho detto all’inizio, esse seguono un cliché quasi uguale: sia che si tratti di un furbesco non pagare all’autogrill e sia che si tratti di una bancarotta fraudolenta. Sia uno sguardo poco pulito che giustamente può infastidire che una “avventura” adulterina che DEVASTA una famiglia e fa soffrire decine di persone: il percorso è lo stesso poiché il sulfureo suggeritore è il medesimo.
Del resto: come si può dare in mano una Città (o una Regione o una intera Nazione!) ad una persona che non è riuscita neppure a tenere unita la sua famiglia! Come farà costui – o costei- a reggere le sorti di un Paese?
Capite perché dopo anni di genuini sforzi, tentativi, impiego di forze e risorse (la qual cosa pareva “sospetta”: sentì con le mie orecchie ad un Congresso Nazionale una donna – povera persona, ho poi saputo che si è suicidata! Un dolore grande, credetemi- che chiedeva come mai partecipassi a tutti gli incontri anche facendo sacrifici per gli spostamenti, alberghi, viaggio eccetera. E poi disse che proprio “stavo cercando un posto di lavoro!”) abbandonai anche la cosiddetta “politica attiva?
Credetemi, era penoso per me sentirmi dire – quasi ad ogni riunione locale- che “questo era un partito e non una chiesa”. Naturalmente era un partito cattolico e chi mi apostrofava e mi osteggiava in quel modo veniva da anni – decenni- di diccì, la peggiore DC, corrotta e corruttrice. Quella diccì che con eguale “fastidio” avversava quel sant’uomo di Luigi Sturzo fin dagli anni Cinquanta: il prete di Caltagirone, il più grande politico italiano di sempre, semplicemente li stava ammonendo, nulla più. Un uomo che aveva vissuto sulla sua pelle le brutture della politica, 22 anni di forzato esilio (un “ciambotto” preparatogli di concerto dal Regime e nientemeno che dal Vaticano!), un uomo – un Sacerdote- che aveva sempre perdonato tutti i suoi nemici e che per essi aveva pregato e ricordato nella Eucaristia pure dopo la loro morte (PRENDANO ESEMPIO TANTI I POLITICI QUANTO I PRESBITERI) eppure i giovani rampanti di quella diccì che si era appropriata del “suo” Scudocrociato lo detestavano. Non sopportavano né i suoi discorsi in Parlamento (divenne – e giustamente- Senatore a vita. Ma di quelli che partecipavano ai lavori) e soprattutto non sopportavano i suoi articoli. Ora capite?